The local Church of the Archdiocese of Johannesburg (South Africa) celebrated a Missionary Congress, from the 25th to the 26th of October 2014. It was an opportunity to revive the missionary spirit of a Church who runs the risk of turning in on herself.
“For many years the Church in South Africa has been receiving missionaries from other countries. During the first years of evangelization, the missionaries came mainly from Europe and North America. Nowadays, many missionaries also come from other parts of the world like South America, African countries and Asia. There are missionaries working in our dioceses who come from Kenya, Tanzania, DRC, Congo, Nigeria. They learn the local languages, they assimilate the local culture. While the communities in many of these countries are sending us missionaries, we do not see South African priests, sisters and brothers, or lay people going out to proclaim the gospel in places outside South Africa. We can ask ourselves: is it because we do not have enough missionaries here? Is it because we have nothing to share with others or nothing to learn from them? Is it because we lack concern for the church in other countries? Whatever the situation, a society or a Church that is turned in on itself doesn't grow. A Church that is not missionary, in John Paul II words, is a Church that is sick and lacks vitality. According to statistics there are only 20 South African Catholic missionaries working outside South Africa. This is a clear sign that our Church is not sufficiently open to the needs of the churches in other countries. Without missionary vitality the Catholic Church has no future.
Therefore, if we love our Church, we need to wake up and take the invitation of Isaiah seriously”: “Enlarge the space of your tent (Is.54:2).” (from the booklet in preparation for the Missionary Congress)
La Chiesa locale dell’arcidiocesi di Johannesburg (Sudafrica) ha celebrato un Congresso Missionario, dal 25 al 26 ottobre 2014. E 'stata l'occasione per ravvivare lo spirito missionario di una Chiesa che corre il rischio di chiudersi in sé stessa.
"Per molti anni la Chiesa in Sud Africa ha ricevuto missionari provenienti da altri paesi. Durante i primi anni dell’evangelizzazione, i missionari vennero soprattutto dall’ Europa e Nord America. Al giorno d'oggi, molti missionari provengono anche da altre parti del mondo, come il Sud America, paesi africani e asiatici. Ci sono missionari che lavorano nelle nostre diocesi che provengono dal Kenya, Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Congo, Nigeria. Imparano le lingue locali, assimilano la cultura locale. Mentre le comunità in molti di questi paesi ci stanno inviando missionari, non vediamo sacerdoti, fratelli e sorelle, o laici sudafricano che vanno ad annunciare il Vangelo in luoghi al di fuori del Sudafrica. Possiamo chiederci: è perché non abbiamo abbastanza missionari qui? È perché non abbiamo nulla da condividere con altri o nulla da imparare da loro? È perché ci manca la preoccupazione per la chiesa in altri paesi? Qualunque sia la situazione, una società o una Chiesa che è ripiegata su se stessa non cresce. Una Chiesa che non è missionaria, secondo le parole di Giovanni Paolo II, è una Chiesa che è malata e priva di vitalità. Secondo le statistiche ci sono solo 20 missionari cattolici sudafricani che lavorano al di fuori del Sudafrica. Questo è un chiaro segno che la nostra Chiesa non è sufficientemente aperta alle esigenze delle chiese in altri paesi. Senza vitalità missionaria la Chiesa cattolica non ha futuro.
Pertanto, se amiamo la nostra Chiesa, abbiamo bisogno di svegliarsi e prendere l'invito di Isaia sul serio”: "Allarga lo spazio della tua tenda (Is.54: 2)." (Dal libretto in preparazione al Congresso Missionario)
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